Ha un tumore, ma si dimenticano d’informare il paziente.

Ha un tumore, ma si dimenticano d’informare il paziente.

Avv. Nicola Todeschini Risarcimento per consenso informato negato

Il caso di Bologna

E’ stato risarcito il paziente al quale i sanitari avevano dimenticato di comunicare il referto positivo di un’indagine diagnostica. L’esame era chiaramente indicativo della presenza di un tumore ma il paziente l’ha saputo casualmente quando ha deciso di sua iniziativa di sottoporsi ad altri controlli. Quando si dice lo scrupolo personale…
Il paziente ottiene il risarcimento perché la mancata comunicazione della diagnosi tempestiva ha consentito al tumore di progredire causandogli un danno permanente maggiore. Sin qui nulla di eclatante, quindi.
Verosimilmente la mancata informazione è conseguenza di una falla nel procedimento informativo addebitabile alla struttura sanitaria ed ai suoi sanitari. I grandi numeri impongono un’organizzazione di linee guida circa l’informazione corretta del paziente e quando la predisposizione di percorsi standard non è ben calibrata può capitare che ciascuno confidi nell’informazione fornita dal collega e che quindi nessuno informi.

 

Quale risarcimento spetta al paziente?

Ma vi è di più: anche se il tumore non fosse progredito e non avesse quindi causato un peggioramento delle condizioni del paziente, quest’ultimo avrebbe avuto diritto al risarcimento di un danno oppure avrebbe dovuto solo ritenersi fortunato?
Molti, anche tra i sanitari e, purtroppo, pure tra alcuni giuristi, crede che sia così e che quindi il difetto d’informazione, in mancanza di un danno biologico maggiore, diventi irrilevante, ma non è così.
In realtà il dovere d’informare non è semplicemente utile a fare in modo che il paziente non subisca un danno, ma soprattutto, direi, per consentirgli di autodeterminarsi consapevolmente al trattamento sanitario.

 

E’ necessaria una rivoluzione copernicana

E’ proprio questa la rivoluzione copernicana necessaria nel rapporto medico paziente e della quale parlerò, ai medici, il 21 febbraio a Mestre: è il paziente il vero protagonista della cura, non il medico. La prima essenziale ed a volte unica funzione della consulenza è proprio quella d’informare il paziente per metterlo in condizione non di dire di sì, come se non esistesse alternativa, ma per metterlo in condizione anche di dire di no, di dire “vedrò”.

 

La decisione spetta al paziente, non al medico

La decisione, in altri termini, non spetta al medico, che deve mettere invece il paziente nelle condizioni di decidere perché solo quest’ultimo ha chiaro il proprio orizzonte di realizzazione personale che non è detto, attenzione, sia necessariamente rivolto al trattamento proposto (in special modo quando si discuta di trattamenti d’elezione, e non urgenti). Può invece capitare che altre ed inviolabili ragioni di realizzazione personale determinino il paziente a negare, ovvero a procrastinare, sostenere altrove, il trattamento sanitario se ne sia chiarita, dal medico, la reale consistenza, le chance di cura, l’impegno dei postumi, delle complicanze, anche di quelle remote.

Senza un’informazione completa è sempre il medico, di fatto, a decidere e mai il paziente!

Se sei interessato a questi argomenti ricorda che nella sezione “pubblicazioni” troverai tutte le ultime pubblicazioni in tema di consenso informato, dovere d’informare e risarcimento.


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