Maltrattamento o abbandono di animali? Radio Padova intervista l’Avv. Nicola Todeschini

Maltrattamento o abbandono di animali? Radio Padova intervista l’Avv. Nicola Todeschini

Avv. Nicola Todeschini Risarcimento per la perdita dell'animale d'affezione

Quanto spesso leggiamo notizie che confondono il maltrattamento di animali (reato grave, ma potrebbe esserlo di più!) previsto dall’art. 544-ter c.p., con la contravvenzione meno grave dell’abbandono di animali prevista dall’art. 727 c.p.

Il recente caso degli asini abbandonati a se stessi con unghie così lunghe da impedire loro di camminare senza sofferenza è ascrivibile alla seconda ipotesi, non alla prima: la Corte di Cassazione con una recente sentenza (4 aprile 2019, n. 14734) ha confermato la condanna per il detentore degli animali poiché  “per la lunghezza delle unghie, era impedita o, comunque, resa particolarmente difficoltosa la deambulazione, tanto che uno di essi non riusciva neppure ad alzarsi dal camion ove si trovava, esponendoli a grossi rischi durante l’alpeggio, dovendosi muovere su un terreno che non è piano.”

Ma ciò che più interessa è aver riconosciuto le loro gravi sofferenze per la deambulazione innaturale indotta da tale stato di abbandono anche nei “patimenti” da loro subiti pur in mancanza di una riconosciuta patologia: giusto punire chi li fa soffrire anche se non sorge una malattia come conseguenza.

Troppo spesso assistiamo a condizioni di detenzione vergognose, ad abitudini che ricordano più la segregazione, e ci auguriamo che la funzione preventiva della pena prevista per tali condotta sia d’insegnamento.

Ricordiamo che l’art. 727 c.p. (Abbandono di animali) prevede che:

“Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.

Denunciamo senza tema le condizioni degli animali che siano sintomatiche di gravi sofferenze avendo ben presente, quindi, che perché sia integrata la fattispecie non è necessario che la sofferenza sia certificata in una patologia, ma che sia confermata la mera sofferenza dell’animale.

Altro argomento, che ho affrontato nell’intervista, riguarda invece il nostro codice civile che, a dispetto di un’accresciuta consapevolezza sociale della qualità del rapporto che si instaura con l’animale continua a considerarlo una “cosa”, e a rendere faticosa la strada che deve percorrere che abbia subito la perdita dell’animale d’affezione, la cui sofferenza è spesso misconosciuta.

Qui troverai altri approfondimenti e la storia, invece a lieto fine, della coppia che è stata risarcita per le sofferenza arrecate dalla perdita, in un incendio dovuto ad un furetto difettoso, dell’amato cane Ghibli.

Ascolta l’intervista dell’Avv. Nicola Todeschini a Radio Padova :

E tu cosa ne pensi? raccontami il tuo caso, commenta il post facendomi conoscere la tua esperienza, che potrebbe essere utile a molti!


Condividi

Commenta l'articolo

La tua e-mail non sarà pubblicata.

Puoi usare i seguenti tag e attributi HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>