Cari medici ecco la vera rivoluzione culturale che vi attende

Cari medici ecco la vera rivoluzione culturale che vi attende

Avv. Nicola Todeschini Malasanità

Quando discuto, come ormai mi accade quasi ogni giorno, di responsabilità medica e soprattutto di rapporto medico paziente e quindi di alleanza terapeutica, non riesco se non a riflettere sul futuro dei medici italiani, un futuro che mi sta a cuore.

Il clima di adolescenziale odio che alcuni alimentano, in modo sconsiderato, nei confronti di chi si occupa di responsabilità medica, come se chi informa sugli strumenti che la legge mette a disposizione di un danneggiato da errore medico fosse responsabile dell’errore stesso, soddisfa solo quella minima quota di professionisti che ormai hanno perduto di vista la loro missione.

Tenere l’attenzione lontana dai veri problemi che il medico affronta ogni giorno è operazione faticosa, che impegna a vari livelli, ma estremamente remunerativa perché incontra facilmente il disagio e la stanchezza, inducendo a non ragionare ma a vendicarsi soltanto. Insomma indulge proprio a quel comportamento, inaccettabile, che gli stessi medici lamentano quando accusano i pazienti di essere vendicativi, dimenticando che le statistiche ricordano che quando il rapporto stretto con il paziente ha la temperatura, calda, del rapporto umano, il rischio di reazioni eccessive, anche in ipotesi di errore, scende sino a quasi divenire irrilevante.

A quale rivoluzione copernicana alludo quando immagino il mutamento culturale che deve attendere il medico (ma pure l’avvocato!!) per non soccombere?

Ne ho parlato anche a Varese nel recente corso di perfezionamento che ho tenuto a colleghi e medici legali: dire basta alla conservazione del rapporto paternalistico fondato sulla posizione di supremazia alla quale si è sempre guardato attribuendovi, erroneamente, decoro sociale, per investire nella nuova funzione consulenziale che metta al centro del rapporto il paziente, la sua facoltà di autodeterminarsi in un sistema che adombri la definizione già dell’OMS: la salute non è assenza di malattia, ma tendenziale benessere psicofisico e sociale. L’opera che ho avuto l’onore di curare per Utet è ispirata a questa nuova visione.

Cari medici, è tutto qui.

A dominare non può essere l’indicazione terapeutica, ma quella esistenziale; non il diritto -presunto- ad applicare ad ogni costo una terapia, ma quello del paziente a curare la sua salute eventualmente anche non prestando il consenso al trattamento indicato, una volta conosciuto ogni elemento utile per determinarsi in modo veramente consapevole perché informato.

Vi siete chiesti qunte volte avreste potuto descrivere l’esistenza di un trattamento indicato, sotto il profilo scientifico, ma non opportuno sotto quello esistenziale? La fallace infallibilità della scienza medica non è frutto della fantasia del paziente, ma pure della superficiale informazione, dei troppi “si, si può fare” in luogo dei “forse”, che hanno alimentato la sensazione che le complicanze, delle quali non parlate frequentemente con i pazienti, non esistano sino a che non si manifestino. Ma quando accade, e l’informazione sia stata carente, è troppo tardi sia per il paziente che per voi.

Insomma potete fare molto per non trovarvi nella condizione di dovervi difendere, ed è perché ci pensate così poco che poi difendersi risulta veramente difficile. Quando sono invitato a parlare a voi della vostra responsabilità la reazione più diffusa che registro è il sonoro rifiuto delle regole e addirittura di chi si prodiga per spiegarle. Del resto come potete chiedere la riforma di una regola che non conoscete?

Dire la verità al paziente sulla difficoltà, senza minimizzare le complicanze, anche al punto da indurlo a non prestare il consenso, è la vera vostra medicina difensiva positiva, quella della quale andare fieri e che ridurrebbe in modo drastico il contenzioso che invece vede come protagoniste proprio le contestazioni per presunti errori commessi durante un trattamento non urgente ma di elezione.

Riferitelo a chi cerca di rappresentarvi chiudendo le porte al dialogo ed erigendo barricate, perché ormai la rete rende visibili a tutti anche le rivendicazioni tecniche, per usare un eufemismo, nelle quali spesso il paziente non è nemmeno nominato, ma che si distinguono per l’astio ed un vittimismo di maniera che non vi addice ma piuttosto rende antipatici, apparentemente cinici ed arroganti, insomma i clienti perfetti di una compagnia di assicurazioni che può fare di voi ciò che vuole.

Troverete anche qualcuno che per scarsa capacità darà credito a tale desolante modo di spendere la vostra professionalità rispondendo poi, come potete vedere anche dal testo dell’ultima riforma, prendendovi letteralmente in giro.

Eppure esultate per il testo in approvazione.

Che siano questi i vostri veri nemici?


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