Malasanità: la marchetta di Stella alle compagnie di assicurazione
Avv. Nicola Todeschini Malasanità
Che le compagnie di assicurazione avessero la capacità di arrivare in alto era chiaro a tutti.
Del resto, già dal 2001 con la legge 57 e poi successivamente con il codice delle assicurazioni hanno sempre dimostrato di sapersi giocare bene organi d’informazione, percorrere canali universitari, annoverando tra la fila delle opinioni a loro favorevoli pure insigni giuristi e magistrati più o meno consapevoli del ruolo, inopportuno, assunto talune volte con le loro esternazioni.
E di bugie franche le compagnie di assicurazione ne dicono tante (leggi qui alcune delle bugie più frequenti)
Per un avvocato è scomodo parlarne, perché poi può trovarsi proprio quei potenti di fronte, ma è meglio vivere con dignità la professione, e la vita soprattutto, senza temere alcuno, piuttosto che inginocchiarsi dinanzi al potere, da chiunque sia mal interpretato, ovvero alla consuetudine, alla partigianeria.
La grancassa mediatica che compagnie di assicurazioni e alcune sigle sindacali di sanitari hanno messo in piedi per impressionare un già frastornato, e privo di competenze specifiche, Ministero della Salute, ora si può avvalere di una firma importante, quella di Gian Antonio Stella, del Corriere della Sera.
Povero Stella, direte, mica poteva sapere che i dati fornitigli fossero assai partigiani, ambigui, a volte deliranti, sciupati dalla fretta di profittare della sua voce. Ma Stella è un giornalista, che ritengo capace, e avrebbe dovuto confrontare i dati che gli sussurravano le sirene della compagnie di assicurazione prima di contribuire, così miseramente, a disinformare; poteva chiedere conforto a qualcuno che ne sa più di lui, ascoltare l’altra campana, ma non lo ha fatto ed è giusto che si assuma la responsabilità di aver fatto disinformazione.
Ed ora vi spiegherò perché:
a) Stella cade nell’ormai patetico richiamo dei cliqué stantii che chiunque voglia accattivarsi le simpatie dei medici sciorina, partendo dagli avvocati/pezzenti che circolerebbero nei Pronto Soccorsi a raccattare pazienti scontenti, sino ad arrivare al presunto -ma fallace- aumento del contenzioso ed al rischio di trasformarci nella vituperata america del businnes dei risarcimenti.
Gli rispondo che la statistiche, della stessa Marsch (si, proprio quella che lui cita!) se consultate senza malizia ed avendo a riguardo il vero attuale trend, dimostrano che dopo una brusca accelerazione, protrattasi sino al 2009 circa, ora i casi sono in netta diminuzione. Strano che consultandoli Stella non se ne sia accorto. Stiamo quindi parlando di un fenomeno che non è in crescita, ma in diminuzione. Certo, a volte dire la verità non fa notizia.
b) invoca la necessità di regole sulla responsabilità, facendo credere all’opinione pubblica che le regole non esistano e che medici, avvocati, magistrati, vaghino al buio in una babele di articoli che a volte piombano sul malcapitato medico o ospedale facendone sommaria giustizia.
Stella non racconta, alla gente (i giuristi non li prende comunque in giro) che le regole esistono, dal 1942, nel nostro codice civile, e riguardano la responsabilità di tutti i professionisti, e non solo dei medici! Dimentica che quando il legislatore è intervenuto, in materia, lo ha sempre fatto a danno dei pazienti danneggiati, sia diminuendone la chance risarcitorie che, con la famigerata Legge Balduzzi, rendendo non punibili, sotto il profilo penale, alcune condotte e prevedendo l’utilizzo delle incostituzionali tabelle sul danno da circolazione stradale anche alla c.d. malasanità.
c) discute disinvoltamente di medicina difensiva, sottolineandone le trite e ritrite bugie.
Non sia accorge che il presunto spreco, indicato in 13/14 miliardi di euro, è pari agli importi versati dalle compagnie in un anno per i risarcimenti: come a dire che evitando di prescrivere esami inutili i medici e le strutture potrebbero risparmiare anche i soldi delle polizze evitato di sottoscriverle, perché si finanzierebbero da soli!
d) racconta che il presunto aumento dei casi (ma il grafico che lo sovrasta offre dati incontrovertibilmente opposti!) avrebbe messo nel caos le strutture pubbliche.
Ecco i dati che la sua stessa fonte (Marsh) produce:
Si dimentica però di dire che nessuno mette il naso nei conti delle compagnie di assicurazione per scoprire come mai chiedano sempre maggiori premi: se dal 2009 i casi sono passati da 75 sinistri, in media, a 58, (sono le statistiche che lui cita ad affermarlo!) come mai è possibile che i premi aumentino?
Quanti dei denari che le compagnie dicono di aver versato ai famelici pazienti danneggiati sono in realtà stati versati per pagare interessi, rivalutazioni, tasse di registro, spese legali che le compagnie avrebbero ben potuto risparmiare gestendo onestamente i casi assicurativi? Stella non lo dice, perché non lo sa (così mi auguro), e quando un giornalista, del suo calibro, scrive su argomenti che non conosce senza documentari al meglio…beh…
e) prende in giro, giustamente, lo scarso decoro di alcune campagne pubblicitarie che avrebbero messo in piedi, secondo lui, alcuni avvocati.
Non sappiamo bene se fa la solita deprecabile confusione tra società d’infortunistica ed avvocati, dimenticando che per quanto un avvocato possa informare un paziente sui suoi diritti, non sarà lui a lasciare la garza nell’addome del paziente, non sarà l’avvocato a trapiantargli un organo insano, ad omettere esami salva vita, ad inviare sms per informarlo di una diagnosi infausta salvo poi scusarsi perché l’sms non è partito.
Singolare che dimentichi di citare le campagne pubblicitarie dei medici che invitano a sottoporsi ad interventi, anche di natura estetica, descrivendoli, abusivamente ed in violazione del principio del consenso informato, a guisa di tagliandi di ordinaria manutenzione della vettura !
Che la consapevolezza dei pazienti circa i loro diritti sia aumentata, anche grazie alle informazioni reperite su internet, è un bene, non la causa dell’errore.
Come si può così spudoratamente attribuire alla vittima la responsabilità dell’errore, o scagliarsi contro chi aiuta la vittima ad essere risarcito piuttosto che, se proprio ci si deve scagliare contro qualcuno così poco onorevolmente, verso chi l’errore ha compiuto?
Forse Stella crede alla favoletta per la quale sarebbe l’avvocato a riuscire ad inventarsi l’errore e pure il danno convincendo un miope giudice a risarcirlo anche se non esiste?
f) cita, dimostrando la propria ignoranza in argomento, una frase tra virgolette:
«Le migliaia di azioni civili e penali che vengono intentate contro i medici si concludono con il 98% di proscioglimenti in sede penale e l’80% di assoluzioni in sede civile».
L’attribuisce ad un documento del Collegio Italiano dei Chirurghi, senza rendersi conto che diffonde un affermazione ridicola, atteso che in sede civile non si viene assolti, semmai una domanda può essere respinta; i dati sciorinati, guarda caso, sempre e solo dall’angolo visuale che evidentemente Stella intende patrocinare al buio, si riferiscono per certo al processo penale, dove in effetti si può venir assolti, non a quello civile.
Ma caro Stella, se mai fosse vero che solo nel 20% dei casi il paziente riesce ad ottenere il risarcimento, di che cosa vi preoccupate Lei, i suoi amici, le compagnie di assicurazione?
Quale altro contenzioso potrebbe essere così favorevole ad una categoria come quello che nell’80% dei casi dà ragione alla categoria stessa? Quale fiume di miliardi, quali premi milionari dovrebbe conseguire all’80% di reiezioni?
La verità è che non sapete quello che affermate, cari disinformatori, ma poi quando venite attinti, da vicino, da un caso di c.d. malasanità, che siate magistrati normalmente pigri verso i diritti del paziente, medici integerrimi, giornalisti di grido, o rappresentanti sindacali, vi trasformate in iene fameliche chiedendo, proprio a noi avvocati avvoltoi, di fare di tutto contro una categoria in odio alla quale scagliate ogni peggior anatema. Quanti clienti di questo genere ho conosciuto, e tanti di loro, semel in anno sensibilizzati dalla sventura, ho cacciato dal mio studio proprio perché non cercavano giustizia ma vendetta, proponendomi di sfruttare il loro potere, la loro visibilità, per “farla pagare” a chi aveva sbagliato anche quando loro collega.
Ma io non ritengo che il sistema penale sia quello che meglio può trattare la colpa medica, tanto che, apertamente, lo sconsiglio, non tollero le vendette, ma nemmeno disinformazione, malizia, ipocrisia.
g) ricorda, Stella, che sarebbe addirittura di più di 50.000 euro il risarcimento medio, invitando a riflettere dove stiamo finendo di questo passo.
E perché, caro Stella, Lei ritiene sia poco, o tanto? Lo fa grazie ad una valutazione scientifica? O esprime una sua opinione a guisa di quella di un passante che vede il prezzo del prosciutto esposto e, senza conoscerne la qualità, etichetta come ladri i suoi venditori?
Perché tanto qualunquismo?
Se avrà mai (ma non glielo auguro nemmeno per un momento) necessità di essere risarcito, magari per non aver potuto pubblicare un suo imminente bestseller, sarà disponibile a ridurre la Sua richiesta di risarcimento per alleviare il sistema e non infastidire le compagnie di assicurazione, od invocherà, come ha diritto di fare, sia il danno emergente che il lucro cessante pretendendo milioni di euro ?
Perché 50.000 euro sarebbero troppi o troppo pochi? E soprattutto per riparare quale invalidità?
Cosa ne sa Lei del valore dell’integrità psico fisica perduta?
Li accoglie in casa Sua gli invalidi rimasti sulla sedia a rotelle perché un medico praticante doveva pur imparare a fare un’epidurale? Sono troppi anche per loro o la moda dilagante è quella di riempirsi la bocca, se non la penna, dell’ipocrisia più redditizia, professionalmente, al momento?
Intervisti le vittime della clinica degli orrori Santa Rita, sì proprio quelli che che hanno subito l’aportazione di organi sani perché alcuni mascalzoni dovevano intascare il loro bottino; intervisti i genitori siciliani di Alice, morta alla ricerca di un posto letto. Io posso fargliene conoscere tantissimi, tutti risarciti secondo le regole, con sentenze passate in giudicato, così potrà parlare finalmente di un problema che conosce veramente.
Se mi viene a trovare, o mi contatta, caro Stella, potrò aprirle molti fascicoli e dimostrare quanti denari una compagnia di assicurazioni può sprecare nel tentativo di non pagare un danno che invece deve essere risarcito.
Anche 150.000,00 euro in un solo colpo possono essere sprecati da una compagnia!
Quei denari sprecati dall’inefficienza della compagnia poi entrano nel calderone dei milioni di euro versati la cui colpa nessuno però attribuisce alla gestione scriteriata del caso, come mai caro Stella non se lo chiede Lei che amerebbe smascherare i luoghi comuni?
Non ci crede?
Ho i dati, certi, qui con me, se vuole conoscere la verità, e non asservirsi inconsapevolmente al più forte, Le darò la possibilità di avere una visione molto diversa da quella che Le hanno passato nella speranza, ahimè non rivelatasi vana, di una bella -ma certo non voluta- marchetta.