Malasanità in Italia non esiste: ecco la proposta del Ministero che la cancella.

Malasanità in Italia non esiste: ecco la proposta del Ministero che la cancella.

Avv. Nicola Todeschini Malasanità, Malassicurazione

La malasanità non esiste?

Sembra incredibile ma nel nostro paese, ainoi, non lo è: di fronte ad un problema, qual’è quello della c.d. malasanità, o se preferite della responsabilità professionale del medico e delle strutture sanitarie, anziché affrontare seriamente il problema si preferisce insabbiarlo.

E’ si perché se un problema esiste, e grava su centinaia di migliaia di pazienti danneggiati, sul sistema previdenziale che sostiene molti danneggiati dall’errore medico, non si può concepire una riforma che contenga l’offesa ai diritti dei pazienti danneggiati.

L’ennesima proposta di riforma offensiva

E’ chiaro che non possa esistere una proposta seria che contenga, accanto alla “solita” depenalizzazione (il nostro è un paese che ama tollerare, non punire chi commetta un reato), la riduzione del tempo entro il quale il danneggiato ha diritto di chiedere il risarcimento (la c.d. prescrizione della sua azione) così come il ribaltamento delle regole sulla responsabilità per mettere in difficoltà il danneggiato (alludo alla proposta di cancellare la responsabilità contrattuale del medico dipendente).

Finalmente, nella proposta, si leggono anche cose sensate, dopo che altre proposte erano state ridicole (sul punto leggi gli approfondimenti), quali quelle che riguardano la prevenzione, il risk management, seppure prive, sulla carta, della forza necessaria per diventare vere pratiche virtuose: chi controllerà chi?

Ma non meravigliamoci, siamo stati abituati al seguente ragionamento: se le carceri sono troppo piene..svuotiamole un poco anziché costruirne di nuove, perdoniamo, condoniamo, rendiamo vana la regola ed insegniamo a chi sbaglia che nel paese dei balocchi può non esserci responsabilità!

Ma a chi convengono tali nuove regole che il Ministero auspica?

Alle compagnie di assicurazione, anzitutto, che vedrebbero ancora una volta, ed a costo zero, ascoltate le loro lamentele (spendono troppo per i risarcimenti, dicono, ma quando c’è da liquidare la buona uscita milionaria di qualche manager va tutto bene).

Sotto traccia si vorrebbe sostenere che le nuove regole dovrebbero avvantaggiare il medico, altrimenti sotto il fuoco di fila della querela facile del paziente danneggiato. Ma se questo fosse il vero problema, risolto con la richiesta di depenalizzazione, perché mai provare anche a ridurre la prescrizione (che suona come una vigliaccata: se non reagisci velocemente, anche se ti hanno rovinato non puoi più essere risarcito, poco importa se per alcuni anni hai pensato solo a salvarti la vita e sopravvivere!), e a cancellare la responsabilità contrattuale (che svantaggia il medico come qualsiasi altro partner di un contratto non solo professionale) ?

Perché è ovvio che non solo non va punito, il medico che commetta un reato, ma non va neppure condannato a pagare un risarcimento, ecco il punto, quindi è chiaro che lo si vuol salvare da regole che valgono per tutti, e che soprattutto si vogliono salvare le compagnie di assicurazione.

Grazie alla riforma, stop agli errori?

Sarà più tranquillo il medico post riforma sapendo di essere esente da responsabilità professionale penale, ad essere meno attaccabile sotto il profilo civile?

Improvvisamente non sbaglierà più arto da operare?

Avrà la calma per non lasciare una garza nell’addome?

Saprà finalmente essere più prudente e rinviare a due mesi e non a 12 una paziente con un brutto nodulo al seno?

Quando opererà per emorroidi non sbaglierà più l’esecuzione dell’intervento rendendo incontinente il paziente?

Saprà controllare meglio un organo da trapiantare evitando di affibbiare un cuore malato ad un giovane che ne attende uno sano da anni?

Si deciderà a rispettare il diritto del paziente ad autodeterminarsi alla cura grazie alla doverosa informazione?

Saprà, infine, ma la lista di casi veri potrebbe continuare, suggerire approfondimenti seri per diagnosticare in tempo un’anomalia cardiaca in una dodicenne anziché pensare ad una genesi psicopatologica e destinarla a morte?

No, e lo sappiamo bene tutti, la qualità non migliorerà per nulla, anzi forse chi è disattento lo sarà ancora di più, perché tanto non pagherà. Chi è capace, coscienzioso (la maggior parte dei sanitari, per fortuna, lo è), lo è oggi, lo era ieri, lo sarà domani.

E nel frattempo cosa accadrà?

Che il risparmio ottenuto alle spalle dei malati danneggiati arricchirà le compagnie di assicurazione e farà abbassare la guardia alle strutture pubbliche e private perché in mancanza di una politica integrata della prevenzione del rischio sono i soldi spesi per i risarcimenti che contano, e buggerando i malati danneggiati se ne risparmiano molti facendo credere al sistema che la riforma funziona.

Del resto non dimentichiamo che questa è la repubblica fondata sull’approssimazione nella quale in una commissione parlamentare sulla malasanità sono stati cooptati una insegnante di ginnastica, un veterinario, un geometra, un architetto, un perito ecc. ecc.

Addio alla medicina difensiva?

Trattandosi per lo più di uno slogan mediatico, creato ad arte per farci credere che la colpa della malasanità sia delle sue vittime, vedrete che resisterà anche quella, dato che funziona bene perché fa effetto sulle masse, ancora a lungo.

E resisterà perché lospreco in sanità” (questo si che è un fenomeno reale), è radicato, sfama molti parassiti, trova radici nelle disorganizzazione, alimenta il potere clientelare della politica, trova alimento nella difettosa organizzazione del risk management. Non è combattuto seriamente perché, purtroppo, è utile ad oliare un sistema corrotto e poco professionale.

Certo, per ridurre un simile spreco sarebbe necessario prima di tutto allontanare gli artigli velenosi della politica dalla gestione della sanità, mandare a casa molti dirigenti, ridurre drasticamente i loro stipendi spesso incomprensibili, ma è chiaro che è ben preferibile alimentare il contenzioso tra categorie, facendo credere ai medici che i loro nemici siano gli avvocati ed i pazienti, raccontare alla masse la fandonia della medicina difensiva mettendo tutti contro tutti.

 

Quale mediazione per la responsabilità medica?

Non c’è proposta che non si fregi di ampi richiami alla necessità di mediare.

Comincio a credere che a scrivere certe proposte siano proprio il geometra, il perito, l’architetto e gli altri tecnici incompetenti che in parte componevano la commissione parlamentare sulla malasanità.

Del resto, come qualcuno recentemente notava, per fare il Ministro della Sanità non serve nemmeno un percorso di studi adeguato, basta essere nel novero di quelli che per meriti politici (o meglio partitocratici), ovvero per ragioni sessiste (beate quote rosa), godono dell’attenzione del premier.

Chiedere al Ministro se sa che cosa sia la responsabilità contrattuale sarebbe troppo, figuriamoci, ma lo è sicuramente anche chiedere a lei, o ai suoi saggi consiglieri, che cosa sia la mediazione, che idea abbiano di come sin qui si sia comportata, se abbiano una minima opinione del ruolo che le compagnie hanno nell’inflazione del contenzioso medico-paziente.

Le risposte, mi permetto di prevederlo, dato che mi occupo ogni giorno di queste controversie, sarebbero meritevoli di biasimo, perché chi non sa nulla può anche permettersi di condire i propri discorsi di “medicina difensiva”, “soluzioni conciliative”, “mediazione”, giusto per toccare tutti gli argomenti che altri non addetti ai lavori sembrano gradire.

La verità è che tutte le forme di mediazione sin qui partorite da non esperti hanno fallito, e che il vero strumento deflativo esisteva già nel codice di procedura civile, ben rappresentato dall’accertamento tecnico preventivo con finalità conciliative, che meriterebbe di essere semmai perfezionato per assolvere al compito di favorire vere e corrette conciliazioni. Ebbene, chi come chi scrive sa bene, se veramente si occupa seriamente di responsabilità professionale, sono state proprie le compagnie di assicurazione, vere nemiche dei sanitari, a far fallire la mediazione, a tentare di boicottare il ricorso all’accertamento tecnico preventivo, a renderne vano l’esito preferendo farsi convenire in giudizi lunghi per affaticare la rincorsa dei danneggiati.

Quando, finalmente, i sanitari comprenderanno che il vero nemico è chi gestisce il loro contenzioso, e sta proprio, almeno in teoria, dalla loro parte, presenzia a convegni aiutandoli a piangersi addosso (così riceve poi molti incarichi), alimenta il contenzioso per arricchirsene, non li aiuta mai a comprendere la realtà del processo e se ne infischia, diciamolo come si deve, della sorte della loro reputazione.

Ma a chi vuol credere che la colpa sia dei pazienti litigiosi, dei loro avvocati, se non dell’oroscopo, ecco la “Critica ragionata al testo” in un contributo, a mia firma, appena pubblicato nella Rivista Persona e Danno.

Se invece vuoi contribuire a far luce sulle reali intenzioni del legislatore e non essere vittima passiva dell’ennesimo scandalo diffondi questo post e commentalo così da alimentare una seria discussione.


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  1. Morgan Moras Says: agosto 26, 2015 at 1:01 pm

    La legge sembra costruita ad hoc per coprire le inefficienze di tutti gli attori:
    1)I manager sono impreparati ed arroganti perché protetti dalla politica;
    2)I medici sono mediocri e non si aggiornano sulle evoluzioni della medicina. Inoltre sono senza etica.
    3) la struttura sanitaria pubblica è una voragine di sprechi e costi. Nessuno farà niente per cambiarla in quanto necessaria per voti dì scambio.
    4) Abbiamo un Ministro della Sanità veramente incompetente ed arrogante appoggiato da un governo ad immagine e somiglianza.
    Riguardo al Risk management i Direttori Sanitari non sanno memmeno di cosa stiamo parlando. Magari usassero procedure di analisi e prevenzione.
    Affronterebbero meglio l’analisi dei rischi, i processi, e stimerebbero le perdite in anticipo.
    Ovviamente, le polizze assicurative sarebbero più personalizzate e meno costose.
    Purtroppo, ogni regione sta andando per la sua strada e nessuno sembra aver veramente imboccato la strada verso l’eccellenza, diritto primario di ogni cittadino.
    La spesa media pro capite famigliare per l’out of pocket sta aumentando ogni anno di più in forma esponenziale.
    Questo porterà ad avere in futuro meno servizi e più “privato ” in ambito sanitario.
    Forse ha ragione Renzi quando dice che gli italiani sono diventati più ricchi…necessari per pagare tutti gli sprechi sanitari.